Nel mondo ludico, esistono veramente pochi giochi che hanno superato con
successo la prova del tempo ed ancor meno sono quelli capaci di affermarsi
oltre i limiti di un’unica regione culturale, tra di essi il Baduk[1]
è degno di nota per il suo costante e diffuso successo.
Per oltre 2.500 anni, il Baduk ha rappresentato molto più di un gioco per
moltissime persone: è stato considerato come un’arte, una scienza ed anche uno
strumento pedagogico in Corea, Cina e Giappone, oltre a diffondersi nel mondo
occidentale. Oggi offre non solo divertimento ed il brivido della competizione,
ma costituisce un utile strumento per lo studio delle facoltà della mente umana
e dell’intelligenza artificiale.
Il Baduk viene spesso messo a confronto con gli Scacchi, che è un altro
gioco antico molto popolare. A differenza dei giochi che si basano sul caso e
la fortuna, come ad esempio i dadi o le lotterie, infatti, sono entrambi giochi
di strategia. In tutti e due quindi il movimento dei pezzi si basa unicamente
sul ragionamento e la tattica dei giocatori. Tuttavia il Baduk e gli Scacchi
presentano sensibili differenze che li distinguono, essendosi sviluppati in
maniera indipendente ed in regioni diverse del globo.
I pezzi degli Scacchi imitano la vita reale e sono classificati per
rango, ovvero come Re, Regina, Alfiere, Cavallo, Torre e Pedone. Ognuno di essi
ha la propria natura e le proprie peculiarità Osservando una partita di Scacchi
si ha l’impressione di essere di fronte ad una vera battaglia del medioevo
europeo. I pezzi del Baduk, per contrasto, sono palline, o “pietre”. Possono
avere una funzione anonima, collettiva o terziaria[2].
Nel corso di una partita, ad un osservatore ignaro appare semplicemente uno
spazio composto da pietre bianche e nere frammiste ad intersezioni vuote. Se
dovessimo comparare i due giochi potremmo dire che sono entrambi delle
simulazioni di vita, ma mentre gli Scacchi ne sono una concreta imitazione il
Baduk è estremamente più astratto.
L’obiettivo degli Scacchi è catturare od uccidere il Re dell’avversario.
Quindi entrambi i giocatori faranno del loro meglio per catturare i pezzi nemici
al fine di indebolire le difese del Re. Man mano che la partita procede, i
pezzi degli scacchi sulla tavola da gioco diminuiranno di uno in uno. Al
contrario nel Baduk, non è necessario uccidere quanti più pezzi possibile
dell’avversario, dal momento che l’obiettivo è semplicemente quello di ottenere
più territorio dell’avversario. Quindi, nel Baduk, il traguardo finale è quello
di mettere al sicuro il proprio mondo e lo si raggiunge tramite la competizione
con l’avversario, piuttosto che con la sua distruzione.
Gli Scacchi sono a tutti gli effetti la simulazione di una guerra, una
guerra istituzionalizzata, regolata e codificata, con un fronte, una
retroguardia e delle battaglie. Il Baduk, invece, più che con una mera guerra,
ha analogie con l’economia e la politica concentrandosi nell'ottenere il
massimo beneficio possibile dalle 361 intersezioni disponibili sulla tavola da
gioco.
Se gli Scacchi danno un’esperienza di un modello di guerra tramite una
riproduzione astratta di quella reale, il Baduk permette di comprendere la
battaglia politica tra due fazioni avverse in un mondo limitato. Quindi lo
spirito del Baduk è la costruzione e non la distruzione.
“Il Baduk è armonia” disse Wu Qingyuan, grande maestro di Baduk. Il Baduk
può essere un’arte, dal momento che la sua competizione si fonda su questa
armonia, ed il Tao[3]
del Baduk può essere raggiunto tramite la percezione di questa armonia. Il fine
ultimo di queste lezioni è quella di trasmettere questo Tao assieme all'abilità ed alle tecniche legate al Baduk.
Nam Chi-hyung
Traduzione di
Marco Falcinelli.
[1]
Sebbene in Italia, ed in Europa, il gioco sia conosciuto con il termine GO di
derivazione Giapponese, nella trasposizione di queste lezioni si è preferito
mantenere il nome BADUK, termine Coreano, per mantenersi fedeli al lavoro
originale. Note a piè di pagina come questa esplicheranno ogni scelta di
traduzione indicando i relativi termini inglesi/giapponesi/coreani in modo da
non confondere il lettore con termini difformi da altre pubblicazioni. Per
quanto possibile faremo riferimento al Glossario compilato dal Go Roma Club a
cura di Valerio Sampieri e Giordano D’Obici.
[2] Si approfondiranno questi
concetti nel proseguo delle lezioni.
[3] Il
Tao è un concetto filosofico orientale complesso, pertanto si è deciso di
mantenerne il termine nella traduzione. In questo caso indica un concetto
simile alla comprensione dei Principi
essenziali del Gioco, ma anche alla Percorso
da seguire per la loro comprensione.
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